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#112 – Eroe cura te stesso
di Fabio Furlanetto

 

Empire State University, New York City

Essere l’Uomo Ragno ha significato molti sacrifici per Peter Parker, dalla perdita di persone amate all’aver dovuto rinunciare ripetutamente ai suoi sogni.

Ma ci sono giorni... ogni tanto gli sembra impossibile, ma ci sono... in cui può dedicarsi completamente al proprio amore per la scienza, perdendosi nei suoi esperimenti.

Come oggi, in cui non stacca gli occhi dal costosissimo microscopio elettronico dell’università finché non sente il proprio nome.

-Parker!-

Anni di lavoro con J. Jonah Jameson l’hanno condizionato ad aspettarsi una sfuriata dopo aver sentito qualcuno urlare quella parola, ma con sua sorpresa si ritrova davanti uno sconosciuto ed una faccia nota.

-Dottor Connors! Non sapevo fosse...-

-Sì sì, ho pagato io le sue spese legali! Sono un grandissimo fan di tutti e due!- lo sconosciuto esclama, stringendo entusiasticamente la mano di Peter. È un uomo della sua età, forse persino di poco più giovane, con un abito che costa più del suo stipendio ed un pizzetto ben curato.

-Ci conosciamo?- chiede Peter. Avverte una sensazione strana, come se il Senso di Ragno fosse incerto se scattare o meno.

-Ah! Intelligente e scherzoso! So già che andremo d’accordo, Pete!- continua l’uomo, senza smettere di stringergli la mano come se fossero circondati di fotografi.

-Peter, immagino tu abbia sentito parlare di Robert Brass.- lo aiuta il dottor Connors.

-Chiamami Bob!-

-Il... milionario?- tenta la fortuna Peter, ricordando vaghissimamente di aver sentito quel nome in qualche servizio televisivo.

-Miliardario! Se solo ci fossimo conosciuti prima, Pete, avresti comprato abbastanza Bob-coin da fare una fortuna!-

-Che peccato. Che ci fa un magnate delle criptovalute in un’università, Bob?- chiede Peter, dovendo ricorrere ad un pizzico di forza proporzionale di un ragno per staccarsi dall’infinita stretta di mano.

-Il signor Brass ha fatto una donazione estremamente generosa all’Empire State, Peter. Insistendo che io tornassi alla ricerca.- rivela Curt Connors.

-Certo, sono un grandissimo fan della scienza! E della tua carriera, Pete: dovresti venire a casa mia per ammirare la mia collezione delle tue foto! Non sai il dolore di non essere potuto venire al tuo tour promozionale per un autografo di “Webs”, ma ero in vacanza alle Bahamas.-

-Una delle grandi tragedie dei nostri tempi.- risponde Peter, immaginandosi la scena di Bob imbavagliato ed incollato al muro da tre strati di ragnatela.

-E a proposito di tragedie, è un crimine che voi due non lavoriate assieme. Che ne diresti, Pete, se Curt diventasse il tuo assistente?-

-Sarebbe come chiedere ad un graffitaro di avere come assistente Michelangelo.-

-Dai Pete, non puoi paragonarmi Lizard ad una tartaruga ninja.-

-Intendevo... lasciamo perdere. E poi ho già un’assistente, Melati.-

-Ah sì, la cinesina, il rettore me ne ha parlato.-

-Credo sia indonesiana...-

-Vabbè Pete, pensaci su okay? Devo proprio scappare, oggi registriamo una puntata del mio podcast “In Bob we trust”; mi seguirai, vero?-

-Non me ne perdo una puntata da quando non ho la minima idea che esista.-

-Fantastico! Teniamoci in contatto, okay?- si congeda l’eccentrico miliardario, infilando un biglietto da visita nel taschino del camice da laboratorio di Peter prima di uscire finalmente dalla stanza.

-Credevo non se ne sarebbe mai andato.- tira un sospiro di sollievo l’esausto Peter, che avrebbe preferito un paio di round con il Dottor Octopus.

-Il signor Brass è... quello che è... ma sono contento mi abbia dato la possibilità di rivederti, Peter. Vedo che stai facendo carriera: congratulazioni al tuo dottorato, era davvero ora.-

-Anche io sono felice di rivederla, Dottor Connors.-

-Dopo tutto questo tempo, non è il caso di chiamarmi Curt?-

-Mi sembrerebbe un sacrilegio.-

La riunione è interrotta dall’entrata di una ragazza nella stanza:

-Scusi il ritardo, dottor Parker, ma un idiota è riuscito a parcheggiare un’auto di lusso davanti all’ingresso per disabili e... Dottor Connors!?- esclama Melati Kusuma, spingendo la sedia a rotelle con molto più entusiasmo per avvicinarsi al suo mentore.

-Melati, ti vedo in forma.- Connors saluta la sua vecchia allieva.

-Mi alzerei in piedi, Dottor Connors, ma Parker insiste che non mi trasformi in Komodo quando stiamo lavorando.-

-Non è una cattiva idea. Puoi controllare la tua forma rettile meglio di quanto io sia mai riuscito a fare con Lizard, Melati, ma la nostra è una maledizione.-

-Non se l’intuizione di Parker è corretta.- risponde la ragazza.

-In che senso? A cosa state lavorando?- chiede Connors, voltandosi verso Peter.

-E’ solo un progetto teorico. Siamo ancora lontani dalla sperimentazione, non vale la pena farle perdere tempo a parlarne, davvero.- Peter cerca di scusarsi.

-Peter, non sei mai stato capace di tenere un segreto. Se è qualcosa in cui posso aiutarvi...-

-Non credo sia una buona idea.- risponde Peter.

-Speravo ce lo chiedesse!- risponde Melati nello stesso esatto istante.

-Kusuma, ne abbiamo parlato: eravamo d’accordo di non discuterne prima di avere delle prove.-

-Ma è l’uomo a cui entrambi dobbiamo la nostra carriera! E poi, i test non andrebbero molto più rapidamente se avessimo un volontario?-

-Voi due state iniziando a farmi preoccupare. Volontario per cosa?- chiede Connors.

-Una cura.- rivela Melati.

-Una cura per Lizard? Ho speso una vita nel cercarla, non voglio che anche voi...-

-Una cura per tutto.- chiarisce Peter.

 

Manhattan, poco tempo dopo

In uno dei palazzi più costosi della città, Robert "Bob" Brass fa il proprio ingresso trionfale nei nuovissimi uffici della Bobcorp, camminando come se il mondo appartenesse a lui.

Una segretaria con ampia scollatura per mettere in mostra una sesta di reggiseno creata con fondi aziendali lo intercetta subito:

-Mister Bob, dov’era finito? La aspettano nel suo ufficio!-

-Quante volte te l’ho detto, Mindy...-

-Cindy.- lo corregge la donna.

-Nessuno prende appuntamento con me! A meno che Janet Van Dyne abbia risposto al mio invito?-

-Uhm, no, ma a proposito: il suo avvocato vuole che lo richiami per quella questione del suo ordine restrittivo...-

-Non importa, Wendy, ci penso io a chiunque sia.- risponde spavaldo Bob, entrando nel proprio ufficio spalancando la porta... e non appena ha visto chi c’è dentro, affrettandosi a richiuderla.

Un uomo calvo sulla sessantina, in elegante completo nero d’ufficio con una pochette verde, si alza in piedi alzando il braccio per esclamare:

-Heil Hydra!-

-Sì sì sì, Heil Hydra, non così forte.- risponde Bob, quasi sottovoce.

-Il suo gusto per l’arredamento è disgustoso.- commenta l’uomo con marcatissimo accento tedesco, guardandosi attorno.

L’intero ufficio è tappezzato di poster di super-eroi; sulla scrivania ci sono una replica del martello di Thor ed una foto in cui un entusiasta Bob abbraccia Tony Stark, mentre quest’ultimo è visibilmente ubriaco fradicio.

-Mister Hoffman, avevo chiesto espressamente ai suoi superiori di non incontrarci in pubblico...-

-L’Hydra ha investito molto nelle sue truffe, Herr Brass, ed anche se è stata sconfitta dal maledetto S.H.I.EL.D.[i], noi pochi che siamo riusciti a sfuggire alla cattura ci aspettiamo un maggiore ritorno da questo investimento.-

-Okay, prima cosa: il Bob-Coin non è una truffa, è la criptovaluta di maggior valore sul pianeta.-

-Ed il metodo migliore per il riciclaggio dei fondi segreti dell’Hydra.- Hoffman aggiunge.

-Secondo, se mi aveste dato accesso ai database dell’Hydra sulle proprie ricerche genetiche...-

-Herr Brass, lasci che io sia franco. La sua fissazione per la creazione di superumani non è mai stata vista di buon occhio dall’Hydra: quello che le è stato richiesto è tenere al sicuro i nostri fondi legandoli alla sua moneta di fantasia, e di non attirare troppo l’attenzione. L’Hydra non ha certo mai avuto bisogno di lei per ottenere i propri supersoldati.-

-Sì, ma come, mister Hoffman? Ogni metodo che conosciamo per dare superpoteri a persone comuni... raggi gamma, raggi cosmici, super-sieri... tutti hanno una percentuale di rischio. Per ogni She-Hulk c’è un Hulk o un cancro inoperabile. Per questo l’Hydra non ha mai avuto un vero e proprio esercito di superuomini: potete anche non avere avuto scrupoli ad infischiarvene degli sfigati che non ce la fanno, e fin lì vi capisco, chi ne avrebbe? Ma ci vuole tempo per avere polli, cioè, volevo dire reclute. Ma se ci fosse un metodo per essere sicuri al 100% di trasformare qualcuno in un super?-

-E lei ha questo metodo, Herr Brass?-

-Non ancora. Ma i migliori scienziati al mondo che possono essere comprati lavorano per me, o lo faranno presto.-

-All’Hydra non sono mai mancati scienziati, Herr Brass.-

-E quanti scienziati avete perso perché si rifiutavano di lavorare con voi? Non è il motivo principale per cui l’A.I.M. è diventato indipendente? Non avete bisogno di me solo per riciclare soldi, ma anche per riciclare la vostra immagine. Chi non si fiderebbe di Bob?-

Hoffman ci riflette sopra per qualche secondo, che a Bob sembra un’eternità mentre si asciuga il sudore che si sta formando sulla sua fronte.

-Raccomanderò ai miei superiori di darle più tempo, Herr Brass. Ma non si illuda: presto o tardi riscuoteremo. Che siano i suoi risultati, i suoi soldi... o la sua testa. E a differenza dell’Hydra, non ne nasceranno due al suo posto.-

-Credo di aver capito. La terrò aggiornato, mister Hoffman, ne può stare certo.- lo rassicura Bob, accompagnando il suo maggior investitore alla porta.

-Heil Hydra!- lo saluta Hoffman, tendendo il braccio.

-Anche a lei, arrivederci.- conclude Bob, praticamente spingendolo fuori dall’ufficio.

 

Uffici della Schiffman Talent Agency, Manhattan

Mary Jane Watson-Parker non vede spesso di persona il suo agente: al di fuori di quando deve firmare qualcosa, si sentono esclusivamente al telefono.

Quando ha insistito perché si recasse nel suo ufficio si aspettava qualche notizia, ma di sicuro non questa.

-Come sarebbe a dire cancellata?- chiede MJ.

-Sai come vanno le cose, Mary Jane. Purtroppo “Agents of F.B.S.A.” non è stata rinnovata per la prossima stagione.-

-Credevo avessimo dei buoni ascolti! Ed abbiamo già iniziato a girare il primo episodio!-

-È parte del problema. Chiudere la stagione con un cliffhanger ed iniziare le riprese del seguito ha mandato la produzione in debito... così adesso il produttore può chiedere milioni di dollari di rimborso, visto che tecnicamente è un fallimento.-

-E possono farlo?-

-Lo sciopero degli sceneggiatori era per protestare riguardo questo. Lasciati dire, Mary Jane, che finire sui social media ad insultare lo sciopero non ti ha esattamente aiutata...-

-Non ero esattamente me stessa in quei giorni.- si scusa Mary Jane, che al tempo stesso sta dicendo la verità e sta mentendo: è stata lei a lasciarsi scappare quel commento... ma la Mary Jane adolescente, nel suo corpo per colpa delle avventure temporali di suo marito.

-Ti sarai accorta che i social ti hanno dipinta come un’arrivista a cui non importa dei colleghi... sarò onesto, Mary Jane, non è un buon look.-

-Sono un’ex modella, non ci sono insulti che non abbia mai sentito. Fidati, adesso tutti a dire che smettono di seguirmi su Instagram, ma alla prima foto in bikini tornano tutti.-

-Fossi in te la prenderei sul serio, Mary Jane: è difficile scrollarsi di dosso una brutta reputazione. Lo sai che ho scoperto io l’Uomo Ragno, anni fa?-

-Me lo ricordi ogni singola volta che ci vediamo, Max.- [ii]

-Ragazzo pieno di talento, ma si è lasciato prendere mira dai media e non è più riuscito a lavorare nel mondo dello spettacolo. Hai idea di quanto possano essere insistenti i media nello spingere la propria versione dei fatti?-

-Ne ho sentito parlare.- risponde Mary Jane, immaginandosi J. Jonah Jameson che tiene in mano una prima pagina del Daily Bugle dal titolo “Mary Jane: pericolo o minaccia?”.

-So che è contro il mio interesse, Mary Jane, ma dovresti considerare seriamente di spostarti sulla Costa Ovest. Nessuno gira più telefilm a New York, e rifarti una reputazione a Los Angeles sarebbe molto più semplice che rimanere qui.-

-Lo sai che non posso, Max. Ho un marito e una figlia.-

-Si troverebbero benissimo a Los Angeles! Il mercato degli attori bambini è in piena espansione, non sai quanti ruoli potresti trovarle.-

-Neanche per idea, Max. Non voglio sottoporre May a quel tipo di stress, e poi che ne sarebbe della carriera di Peter?-

-Ricordami cosa fa tuo marito?-

-Insegna alla Empire State University.-

-Sono sicuro che ci siano università anche in California, Mary Jane. Promettimi che almeno ci penserai un po’ sopra?-

-Ti ho già detto cosa ne penso, Max. Tu pensa a trovarmi dei ruoli a New York e dintorni, vedrai che rideremo sopra tutta questa tua ansia.- risponde Mary Jane, alzandosi e salutandolo.

Quando è uscita dalla stanza, Max Schiffman tira un sospiro di sollievo e si rilassa sulla sedia... solo per scattare nervosamente quando gli squilla il cellulare. Dopo aver visto il numero, si fa coraggio prima di rispondere.

-Pronto? Sì, era lei, come hai... no no, non preoccuparti, non sospetta niente. Ascolta, ti ho dato la mia parola, okay? Mary Jane Watson non troverà più un ruolo in vita sua, te lo prometto.-

 

Empire State University, New York City

Curt Connors osserva al microscopio qualcosa di apparentemente innocuo: un microscopico campione di sangue umano, poco più di una goccia. Ma il fatto che sia completamente umano è quello che lo rende speciale.

-Non c’è traccia del siero di Lizard. Non dovrebbe essere possibile: il siero si lega permanentemente al DNA. Anche ritrasformandomi in me stesso, tracce del siero sono sempre presenti... come avete fatto ad isolarlo? Questo è davvero il sangue di Melati?- chiede il dottore.

-Di più: ho donato un campione mentre ero trasformata in Komodo. E dopo essere stato trattato con il Composto Parker, è diventato completamente umano.- spiega la ragazza.

-Per la cronaca, sono contro chiamarlo così.- insiste Peter.

-Spiegami tutto, Peter. Questo ha tutta l’aria di qualcosa di straordinario... come avete fatto?-

-Tutto mi è venuto in mente pensando a tutti i super-esseri capaci di trasformarsi... come Lizard, dottor Connors. Nonostante la trasformazione tra le due forme sia a dir poco radicale, è sempre stato in grado di tornare umano. Come se in qualche modo la sua struttura cellulare si ricordasse il proprio stato precedente alla trasformazione. Lo stesso vale per gente come Hulk. Quindi ho pensato: invece di trovare un modo di inibire la trasformazione, come hanno fatto tutti i tentativi di curarla, perché non forzare le cellule bloccate nella condizione che “ricordano”?- spiega Peter, sorpreso dal piacere che prova ad esporre la propria teoria. Melati continua:

-Il problema della maggior parte di queste cure è che, prima o poi, il corpo rigetta qualsiasi siero o formula usato per inibire la trasformazione, oppure sono necessarie dosi sempre maggiori. Il Composto Parker, invece, degrada rapidamente dopo aver interagito con le cellule: quel campione è umano da quasi 75 ore, e non c’è più traccia di Particelle Parker da 74 ore.-

-“Particelle Parker”?- chiede Connors.

-Non è il nome ufficiale, chiaramente. Ma possono essere sintetizzate chimicamente con un processo molto simile a quello per la sintesi di Particelle Pym. Il composto che io e Kusuma abbiamo ideato stimola le cellule umane a sintetizzarne quanto basta per annullare la trasformazione... almeno in teoria.- continua Peter.

-Stiamo avendo problemi a produrne abbastanza. Il metodo trovato finora è efficace solo su piccola scala... quanto basta a trasformare una singola goccia di sangue.- conclude Melati.

-Peter, ti rendi conto di cosa significa tutto questo vero? Se trovassimo il modo di replicare il risultato su larga scala, e se l’effetto fosse davvero permanente come dici...- realizza Connors.

-Potremmo curarla definitivamente, dottor Connors, e così come chiunque altro sia stato trasformato involontariamente da un incidente.- prosegue il dottor Parker.

-“Involontariamente”? Peter, potresti aver trovato il modo di eliminare permanentemente i superpoteri. Se funziona davvero, cosa ti fa credere che qualcuno non la trasformi in un’arma?-

 

Quella sera, tra le strade del Bronx

Peter Parker e Mary Jane Watson si stanno incamminando verso un appartamento che ormai conoscono bene, dopo aver lasciato May con zia Anna.

Peter non ha praticamente smesso di parlare da quando sono usciti di casa, durante tutto quanto il tragitto in metropolitana ed ora anche mentre sono per strada.

-Connors non ha tutti i torti, anche a me preoccupa l’idea che qualcuno metta le mani su qualcosa che possa eliminare permanentemente i superpoteri... pensa solo a quanti supercriminali pagherebbero qualsiasi cosa per averla. Ma se ho scoperto io la possibilità di una cura, anche se nascondessi la testa sotto la sabbia e fermassi tutti gli esperimenti prima o poi qualcun altro arriverebbe alla stessa conclusione. Non è meglio che sia qualcuno come me a limitare i danni invece di gente come Doc Ock o Arnim Zola o chi per loro? Che ne pensi?-

-Uh? Di cosa?- chiede Mary Jane, finora persa nei suoi pensieri.

-Di come sto gestendo la situazione.-

-Che ti fai troppi problemi, Peter. Perché non ne parli con Reed Richards e lasci che sia lui a preoccuparsene? Non ti offendere, ma questa faccenda mi sembra un po’ fuori dalla tua portata.-

-Non voglio parlarne con Reed fino a quando non avrò qualche dato un po’ più certo. Ci sono ancora parecchi esperimenti da fare, ma finora sembra tutto molto promettente. Il composto sembra funzionare sia su trasformazioni causate da sieri chimici, come quella di Komodo, che su cambiamenti fisiologici portati dall’esposizione alle radiazioni come... ecco...-

-Come le tue? Peter, non dirmi che hai fatto esperimenti su te stesso! Vuoi farti crescere due braccia extra un’altra volta!?- [iii]

-Erano quattro braccia. Ed ho solo effettuato test su una goccia di sangue, MJ, al momento non ho gli strumenti per fare niente di più.-

-Ma se riuscissi a replicare l’effetto su grande scala... potresti toglierti i poteri? Non hai cambiato idea dopo l’ultima volta che ci hai provato?- [iv]

-Essere l’Uomo Ragno è una parte di me che non posso cancellare, questo l’ho imparato dolorosamente negli anni. Ma questo non significa che altra gente non possa averne bisogno, o che sia troppo irresponsabile per avere poteri. Pensa a quanti super-criminali potremmo depotenziare!-

-Ancora mi sfugge perché debba essere tu a gestire questa cosa, Peter. E ti prego non dirmi che è una tua responsabilità solo perché hai avuto tu l’idea!-

-Beh, sì, è in parte anche per quello. Ma ammetto che è anche per orgoglio... ho sempre dovuto mettere in secondo piano la mia carriera scientifica rispetto a quella eroica. Per una volta tanto potrei salvare più vite come il Dottor Parker che come Uomo Ragno!-

-Promettimi solo che ci starai attento, Peter. Questo non è il tipo di cose che gestisci di solito.-

-Serve dirlo? Stai parlando con Mister Cauto in persona! Intanto guarda, siamo già arrivati anche senza volteggiare sulle ragnatele.-

-Fino a quando non avrai inventato una cura per le vertigini dimenticati di portarmi ancora in giro in quel modo, tigre.- gli risponde la moglie, suonando al campanello dell’appartamento di Flash Thompson... o meglio, dell’ex appartamento.

Ad aprire la porta è sua sorella Jesse, che tutti e due conoscono a malapena... almeno ufficialmente.

-Peter, MJ, finalmente. Vi aspettiamo da un po’!-

-Scusa il ritardo, non ho ancora trovato una cura per le vertigini.- scherza Peter, e la coppia entra nell’appartamento schivando diverse scatole.

-Scusate la confusione, ma siamo ancora nel mezzo del trasloco.- nota lei.

-Ancora? Credevo che Flash si fosse trasferito da Sha-Shan da qualche settimana.- ricorda Peter, che proprio adesso incontra il suo ex rivale del liceo... e considerando che la ragazza vietnamita si stringe a lui, non è difficile dedurre che sono tornati assieme.

-Parker, visto che sei tu quello che passa per essere un genio, per favore cerca di convincere mia sorella che questo quartiere è troppo pericoloso per restare qui a lungo.- dice subito Flash.

-Ignora mio fratello, Peter, è solo geloso che il mio ragazzo si stia trasferendo da me. A proposito, eccolo qui!- esclama Jesse, introducendo un ragazzo di colore.

-Eddie, questi sono Peter Parker e sua moglie Mary Jane, amici di Flash. Peter, MJ, vi presento Edward Whelan.-

-Io e Peter ci conosciamo già. Piacere di conoscerti, Mary.- saluta l’uomo, stringendole la mano.

-Come sarebbe a dire che vi conoscete?- si sorprende Jesse.

-Ho fatto qualche servizio fotografico al Ravencroft. Lavori ancora come assistente della dottoressa Kafka?- chiede Peter, conoscendo già la risposta: come Uomo Ragno, è stato all’istituto psichiatrico molto più spesso che in abiti civili.

-Infermiere, sì. Non sapevo conoscessi il fratello di Jesse! Piccolo il mondo.-

-Dovete raccontarmi tutto. Staremo un po’ stretti in cucina, ma la cena è pronta!- invita Jesse.

Il fratello e Sha-Shan la seguono, mentre Mary Jane sussurra a Peter:

-Riconosco quel tuo tipo di reazione. Chi è questo Eddie, un eroe?-

-Non esattamente.-

-Un criminale?-

-Non esattamente.-

-Peter, davvero conosci questo tizio?- domanda Flash, afferrando il braccio di Peter e tirandolo verso di sé. Ha decisamente recuperato massa muscolare dall’ultima volte che lo ha visto, riprendendosi dall’immenso shock fisico di essere stato prigioniero di Mysterio per anni.[v] Ma anche così, Peter deve fare lo sforzo cosciente di lasciarsi strattonare.

-Sì, puoi stare tranquillo, oggi è un tipo a posto.-

-Cosa vuol dire “oggi”!?- chiede Flash.

Anche se ha alzato leggermente la voce, nessuno ci fa troppo caso considerato il frastuono proveniente dalla strada.

-Che accidenti è successo?- domanda Sha-Shan, mentre tutti corrono alla finestra.

-Qualcuno ha lanciato una macchina contro il palazzo. Secondo o terzo piano, direi.- risponde Peter con nonchalance, riconoscendo il suono per esperienza.

In effetti è quello che è successo al palazzo di fronte: i pezzi dell’automobile stanno ancora cadendo, mentre per strada un uomo in costume bianco e viola urla al cielo.

-Dove ti sei nascosto!? Non puoi sfuggirmi per sempre! Affronta la furia di Norton G. Fester!!!-

-Lo riconosco: è il Rapinatore, uno dei nemici dell’Uomo Ragno.- lo identifica immediatamente Flash, che in quanto a fan numero uno dell’arrampicamuri ha memorizzato tutti i suoi avversari.

-Che cosa può volere da... Peter? Dove è finito?- chiede Sha-Shan, notando l’improvvisa assenza di Peter ma per fortuna non il fatto che una delle finestre è misteriosamente aperta.

-È andato a chiamare la polizia.- si inventa sul momento Mary Jane.

-Non poteva usare il cellulare? E poi dicono che è un genio!- commenta Flash.

-Anche Eddie è sparito.- si preoccupa Jesse.

-Secondo me se la sono fatta addosso tutti e due: non sono abituati a gestire situazioni di crisi. Restate qui, ci penso a quel farabutto!- si offre Flash, solo per essere fermato dalla sorella che lo afferra per redarguirlo:

-Non essere ridicolo, questa è roba da super-eroi, non per qualcuno che si fa chiamare Flash!-

 

In strada

L’Uomo Ragno non ha mai considerato il Rapinatore una seria minaccia; in effetti, raramente lo ha considerato in generale. Ma possiede comunque una forza sovrumana e non è del tutto mentalmente stabile, quindi metterlo al suo posto è una priorità.

-Ti troverò, anche se dovessi mettere a ferro e fuoco la città!!!- minaccia, preparandosi a sollevare da terra una seconda automobile... e lo farebbe facilmente, se le sue braccia non fossero appena state immobilizzate dalla ragnatela.

L’Uomo Ragno atterra di fronte a lui, ed eseguendo un salto all’indietro gli dà un calcio alla mascella per poi aderire alla parete dietro di sé.

-Norton, posso chiamarti Norton vero? Se avevi così tanta voglia di vedermi, potevi mettere un annuncio sui giornali. Sono una delle poche persone che ancora li legge, sai.-

-Uomo Ragno! Sei stato infettato anche tu?- chiede il Rapinatore, che sta già iniziando a liberarsi della ragnatela.

“Dimentico sempre quanto sia forte. E suonato.” pensa Peter.

-Tranquillo, il costume mi isola alla perfezione: la tua stupidità non può infettarmi. Ora che ne dici perché ti sei messo in testa di rinnovare il quartiere?-

-La mia meteora! Hanno rubato la mia meteora, ed i parassiti spaziali stanno infettando tutti! Io sono l’unico ad essere immune! Devo riavere la mia meteora!- vagheggia il Rapinatore, che accedendo a tutta la propria forza riesce a strappare la ragnatela e a staccare da terra un tombino.

“Non è un problema di memoria: è decisamente più forte di prima” pensa Peter. Il Senso di Ragno scatta un attimo prima che il Rapinatore gli lanci addosso il tombino, ma andando contro i propri istinti l’Uomo Ragno non si sposta ed afferra invece il tombino.

-Ascolta, Norton, lo so che il paese non è messo benissimo, ma non penso che troppe persone vogliano rimpiazzare Capitan America con te. Almeno lo spero, considerate le ultime elezioni.[vi]-

-La mia meteora! Ridammi la mia meteora!- grida il Rapinatore, scattando verso l’Uomo Ragno.

Viene però intercettato da una figura che fuoriesce rapidamente dal tombino, muovendosi così velocemente da poterlo colpire con un pugno in faccia.

Il Rapinatore deve fare un passo indietro, ed anche con la poca luce dei lampioni l’Uomo Ragno riconoscerebbe ovunque la figura animalesca dell’uomo che è appena sbucato... se si può chiamare uomo qualcuno dall’aspetto di un topo di fogna.

-Vermin. Decisamente l’ultimo posto dove pensavo di incontrarti.- lo saluta l’Uomo Ragno, sorpreso più dal fatto che il Senso di Ragno non sta scattando che della sua presenza... considerato che pochi minuti fa ha parlato con l’identità civile di Vermin, Edward Whelan.

-Uomo Ragno. Stavo giusto dicendo quanto è piccolo il mondo. Avrei dovuto immaginare che avresti seguito il Rapinatore anche dopo che è stato dimesso dal Ravencroft.- dice Vermin, sorprendentemente loquace anche se i grandi denti aguzzi gli rendono difficile parlare.

-Direi che avete fatto un gran bel lavoro a lasciarlo andare. Non sapevo che riuscissi a mantenere la tua mente anche nel corpo di Vermin, Eddie!-

-Ci riesco da un po’, ma come puoi immaginare non ho molti incentivi a trasformarmi in Vermin... credimi, se ci fosse un modo per liberarmene per sempre, lo farei!-

-Ti credo sulla parola.- risponde l’Uomo Ragno, lanciando in aria il tombino che porta ancora in mano per poi additare l’ancora barcollante Rapinatore e chiedere:

-Che gli è successo?-

-Era stato ricoverato per allucinazioni e manie di persecuzione, ma la dottoressa Kafka pensa che le cause non siano psicologiche... la sua teoria era che qualcuno abbia fatto esperimenti su di lui. L’abbiamo lasciato alle autorità, ma evidentemente è riuscito a scappare.-

-Dove avete messo la mia meteora!? Non posso andarmene senza la mia meteora!!!- continua ad urlare il Rapinatore... fino a quando il tombino lanciato in aria dall’Uomo Ragno non gli cade in testa, mettendolo K.O.

-Bel lancio. Ti dispiace chiamare tu la polizia, Uomo Ragno? Devo tornare dalla mia ragazza: non sa che sono Vermin, e non voglio che lo scopra.-

-E forse non avrà mai bisogno di scoprirlo.- risponde l’arrampicamuri, riflettendo sull’accaduto mentre immobilizza definitivamente il Rapinatore con la ragnatela.

“Se il Rapinatore non avesse più poteri sarebbe più facile gestirlo e se Vermin tornasse umano potrebbe riprendersi la vita che gli è stata tolta... non ho altra scelta: devo completare quella cura.- decide una volta per tutte.

 

CONTINUA

 

 

 



[i] Vedi Nick Fury: Agente dello S.H.I.E.L.D.

 

[ii] E come sa chiunque abbia letto almeno una volta la prima storia dell’Uomo Ragno. Sapete quale.

 

[iii] Amazing Spider-Man #101, per la prima volta in Italia su Uomo Ragno Corno #102

 

[iv] Amazing Spider-Man #341, per la prima volta in Italia su Uomo Ragno Star Comics #126.

 

[v] Come rivelato nel numero 100 di questa serie, se non ci avete fatto caso.

 

[vi] *sigh*